Perchè Bernini e la Fontana di Trevi hanno un legame indissolubile
Scopri i tanti artisti che hanno partecipato alla costruzione della Fontana e la mano di BerniniBernini e la Fontana di Trevi non c’entrano niente.
Ecco perchè invece l’importante scultore e architetto è fondamentale per la Fontana più famosa del mondo
Bernini e la Fontana di Trevi è una querelle nata dai nostri articoli che ha generato a volte saccenza, altre polemica, altra ancora apprezzamento. Cercheremo allora in questo scritto di spiegare il rapporto tra Bernini e la Fontana di Trevi per poter dirimere la questione.
PANNINI E LA MOSTRA DELL’ACQUA VERGINE
Come abbiamo detto più volte la storia della Fontana di Trevi è una storia articolata, che si snoda tra il Quattrocento e il Settecento, legandosi alla storia urbanistica e architettonica di questa città.
Iniziamo col dire che la mostra dell’Acqua Vergine viene ultimata da l’architetto Giuseppe Pannini, che ne dirige il cantiere a partire dal 1751, quando viene a mancare Nicola Salvi. Pannini non si limitò a portare a termine il cantiere avviato da Salvi, ma apportò al progetto di questo ultimo due importanti modifiche.
1) I tre bacini sotto la conchiglia di Oceano,
2) Le statue laterali. O meglio delle statue laterali erano già presenti, ma Pannini le sostituì con altre di soggetto diverso e, al posto di Agrippa e della Vergine, vennero collate due statue raffiguranti l’abbondanza e la salubrità. La fontana sarà poi inaugurata nel 1762.
Questo avvicendamento di artisti, progetti, modifiche e ripetuti cambiamenti sono, possiamo dire, la caratteristica di questo impianto grandioso che è la fontana di Trevi e che, vista la sua storia che attraversa tre secoli, coinvolge numerosi e famosi artisti della scena romana, tra cui il grande Gian Lorenzo Bernini, che non ha certo un ruolo minore in questa storia.
Ma andiamo con ordine e proviamo a tracciare le linee di questo articolato cantiere.
GLI ALBORI DELLA FONTANA DI TREVI
Per farlo dobbiamo tornare al 1453, quando Nicolò V, coinvolge Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellini nel restauro dell’Acquedotto Vergine per il quale chiede che venga realizzata una nuova “mostra “ dell’acqua nella Piazza di Trevi.
Non stiamo certo parlando di una struttura architettonica come quella che oggi centinaia di migliaia di turisti visitano, ma di una vasca che raccoglieva l’acqua che sgorgava da tre bocche e che era orientata verso Via del Corso.
A tal proposito particolarmente rilevante appare il disegno conservato presso un album della collezione di James Gibbs (1682-1754) presso l’Ashmolean Museum di Oxford, dove appunto emerge come essa fosse composta da una struttura semplice, con un muro merlato, ornato dalle armi del Pontefice, della città di Roma e da una grande epigrafe celebrativa.
Appare inoltre chiaro come la fontana a quel tempo fosse orientata rispetto a quella attuale, avendo il fronte rivolto a ovest, in direzione dell’asse del corso e di piazza Colonna.
Quello che viene indicato come “ il progetto di Oxford” , secondo alcuni studiosi, è da attribuire a Giacomo della Porta, ed in particolare alla fase matura di questo grande artista della scena romana.
Passano più di 100 anni prima di assistere al restauro da parte del Fuga nel 1563 e per iniziare a vedere la sua partecipazione al rinnovamento urbanistico della zona in cui la fontana viene coinvolta, anche con progetti che ne prevedono lo spostamento e che non vengono mai realizzati, come ad esempio quello di Papa Borghese V.
BERNINI E LA FONTANA DI TREVI
Arriviamo così al 1640.
Urbano VIII affida a Bernini il rinnovamento della mostra dell’acqua Vergine.
Bernini articola un progetto complesso che prevedeva tra le altre l’ampliamento della piazza e la posizione odierna della fontana.
Tuttavia, i lavori previsti non furono portati a termine e le somme preventivate vennero tutte captate a sostegno della guerra che lo Stato pontificio aveva intrapreso contro Odoardo Farnese.
È in questo momento, nonostante l’interruzione dei lavori, che si realizza lo spostamento della fontana nella posizione attuale.
Con il progetto del Bernini, infatti, venne demolita la fontana quattrocentesca e costruita una fontana nuova, orientata questa volta in maniera tale da poter essere vista dal Palazzo Papale sito sul Quirinale.
Si tratto di un rinnovamento importante che stravolse completamente l’assetto precedente, al quale tuttavia si erano già apportate modifiche nel 1570, quando Pio V provvide ad un ulteriore restauro dell’acquedotto che tra le altre cose consentì di riallacciare lo stesso alle antiche sorgenti.
In quell’occasione venne coinvolto anche Guglielmo Porta, che realizzò un arricchimento dell’apparato decorativo, senza tuttavia stravolgerne l’assetto.
Seguono numerosi progetti che in alcuni casi prevedono anche trasformazioni radicali.
Tuttavia, per fissare un ulteriore momento rilevante nella storia della Fontana dobbiamo arrivare al 1732 quando Papa Clemente XII affidò in un primo momento i lavori al Vanvitelli e poi a Nicola Salvi che avvia la finale fase esecutiva dei lavori.
Se già questa si mostra come una vicissitudine piuttosto articolata, che già di suo mostra un ruolo non certo minore del Bernini, alcuni altri elementi fanno emergere ancor di più il valore del suo progetto e dei lavori da lui avviati.
GLI ELEMENTI POSTUMI DEL RAPPORTO TRA BERNINI E LA FONTANA DI TREVI
Nel 1728 Benedetto XIII affida a Paolo Benaglia il compito di portare avanti il cantiere della Fontana secondo il progetto del Bernini.
Un progetto che era caratterizzato dalla presenza anche di sculture e che prevedeva la presenza della statua della Vergine e di Agrippa.
Il progetto di Bernini quindi prevedeva la realizzazione di una mostra monumentale che avrebbe dovuto svilupparsi lungo il lato settentrionale della piazza, caratterizzata da un gruppo scultoreo anch’esso monumentale.
Per comprendere lo stato dei lavori legati al Bernini, basta guardare la veduta di Roma di Lievin Cruyl, datata al 1665, che ci restituisce l’immagine di un cantiere in cui, del progetto berniniano, a quel tempo erano stati realizzati la doppia vasca che avrebbe dovuto accogliere l’acqua proveniente dalle tre bocche soprastanti e la nicchia che avrebbe dovuto accogliere il gruppo scultoreo.
LA STATUA DI BENAGLIA E IL CONCORSO VINTO DA SALVI
E’ quindi in questo contesto di “cantiere sospeso” che si inserisce P. Benaglia a cui, come dicevamo Benedetto XIII affida l’ultimazione delle sculture.
Benaglia, tuttavia, interpreta la Vergine berniniana, allusione all’acqua Vergine, come Maria, e realizza una statua di Madonna con bambino, stravolgendo quindi questa idea della vergine pagana presente nell’originario progetto berniano.
Viene quindi indetto un concorso, bandito sempre da Papa Corsini, proprio al fine di realizzare una statua più in linea con il progetto originale, del Bernini, concorso vinto poi da Nicola Salvi.
Se la statua di Benaglia, ora conservata nella chiesa di S. Maria Sopra Minerva non fu mai posta nella fontana, altre sue opere sono parte di questo grandioso monumento.
Sono infatti sue le statue della Fama poste accanto allo stemma Clemente XII e messe in opere nel 1736, anno in cu si fece una prima inaugurazione della Fontana, sebbene questa fosse ancora incompiuta.
Nonostante tutto questo susseguirsi di trasformazioni e elementi realizzati di fatto da artisti diversi, in momenti diversi La Fontana di Trevi si mostra come un complesso ricco di unità e armonia, in cui le varie componenti architettoniche e plastiche dialogano perfettamente, grazie anche al suo che compongono felicissimo inserimento nel contesto urbanistico, ma soprattutto riteniamo grazie al fatto che alla fine quanto viene realizzato nel corso del tempo cerca sempre di essere costantemente in linea con quanto approntato dal grande genio del Barocco.